mardi 7 décembre 2010

Les pyramides d’Égypte ont été construites, selon Gabriel Brémond (XVIIe s.) pour être éternelles

Gabriel Brémond (XVIIe siècle), était un médecin marseillais qui effectua plusieurs périples au Levant.
L’édition originale (en français) de l’ouvrage qu’il écrivit à la suite de son voyage en Égypte de 1643 à 1645, a malheureusement disparu. Seule n’en était disponible que la traduction italienne, par Giuseppe Corvo, sous le titre Viaggi Fatti nell'Egitto Superiore, e Inferiore : nel Monte Sinay, e Luoghi piu cospicui di quella Regione,1679. C’est cette version que j’ai consultée pour le choix des extraits choisis, relatifs aux pyramides de Guizeh.
Une réédition en français, à partir de la traduction italienne, a été publiée par l’Institut français d’archéologie orientale (IFAO - le Caire). 

 
“Chi vuol vedere le Piramidi bisogna che passi il fiume, e vada in un borgo, che già fu città, rimpetto al Cairo vecchio, (h)oggi nomato Geza, assai popolato, e con belli edifici, giardini e luoghi di ricreatione, ove per ordinario li scioperati del Cairo vanno a passare il tempo. (...)
Chiamano le Piramidi i Turchi Pharaon d’Aglari, et gli Arabi Gebel Faraon. Sono le Piramidi all’incontro del Cairo, a Libeccio, restando loro il Cairo a Greco, lontane dalla ripa del Nilo otto miglia all’estremità d’una campagna, situate sovra una massa di sasso, che per due buone leghe continue si stende lontano dal fiume, che circonda la campagna al pari del Nilo. E questo sasso cento piedi di altezza ben’avanti verso il deserto come une gran piatta-forma tutta coverta di sabbia portata da’venti.
Sopra l’estremità di questo grande scoglio son collocate queste gran masse di pietra, che per la loro longa durata sembrano disputar della sossistenza loro con il tempo, e per questo solo meritariano il superbo titolo di meraviglie del mondo, che per altra ragione ancora possiedono.
Solo tre se ne vedono adesso degne d’esser mirate frà grandi, e piccole, di tante, che ve n’erano sovra le due leghe, che dura le scoglio.

Le raffinement artistique n’est pas la caractéristique première des pyramides
In esse non vi è da mirare nè galanteria di cornici, rilievi o altra gentilezza di lavoro, di che abondano le altre fabriche, ne disegno di far pender per aria volte, o cuprole grandi, mà bensi il modo di render una fabricha eterna, il che la figura quadrata e la forma solida piramidale sembra promettere.
Quel che vi è più di mirabile è il vedere la grandezza, forma e materia delle pietre, di che sono composte, recando con ragione stupore, donde e come si sian potute tirare ; perché l’Egitto  non ne somministra che poche, e molto lontane, se non vogliam credere a quei che dicono esservi sotto questa sabbia le vene, che se cio fusse saria ben bisognato far cave molto profonde.
Sono veramente fabriche degne della magnificenza dei Principi grandi (...).

La Grande Pyramide, à moitié ensevelie dans le sable
Di queste Piramidi ve n’è une picola chiusa, e una grande più che la metà sepolta nella sabbia, e nel montare sopra di essa bisogna seguir la guida di persona pratica, per li cattivi passi che vi sono, e non esser  troppo voglioso nè impatiente, perché vi è del pericolo (...). Vi sono a salire 210 scalini di grosse pietre, la grossezza delle quali fa che lo scalino sia alto due piedi, e mezo, e tre, ma il numero loro non è uguale al ogni lato, contandosene altrove fino a 300 e vi sono scalini si alti che vi bisogna porre il ginocchio per salire, oltre che vi si trovano de rotti, havendo il tempo corrose le pietre che gli formano. I più interi sono verso l’angolo che riguarda frà Levante, e Tramontana, essendo più coperti di rena.
L’altezza di cio che appar sopra la terra è circa 528 piedi, la larghezza è di 628 piedi. Ella è perfettamente quadra, e ha le sue facce rivolte alle quattro parti del Mondo, e in ogni quadro si vede qualche varietà, secondo il moto dell’arena agitata da i venti. Il tempo ha fatto in essa una gratiosa metamorfosi de’frammenti di queste pietre, havendole ridotte in forma di piccole lenti, non solo in questa ; ma sono piene tutte l’altre Piramidi, e cosi naturali, e ben fatte, che non vi è salvo il dente, che possa riconoscerne il vero.

Illustration David Roberts (Wikimedi commons)

Une petite chambre ou niche, à mi-chemin de l’arête nord-est de la Grande Pyramide
Da quella parte, che ho detto esser più facile il salire, vi è a mezzo camino une picciola camera, o nicchio, ove puo chi sale posarsi, e ripigliar fiato.
Nella sommità vi è un piano quadro di 16 piedi, composto di 12 grosse pietre. E meravigliosa questa larghezza, e grandezza, e dà a pensare, come massi di pietra cosi grandi potessero portarsi, e unirsi poi cosi bene assieme, che sembrano incastrate.
Da questa sommmità, si porta la vista fin dove puo arrivare, senz’oppositione alcuna, esi scopronoi due mari, Mediterraneo e Rosso, i paesi dell’alto Egitto verso il principio del Nilo, e li deserti d’intorno.
Dicono che anticamente sù la medesima sommità era un carro tirato da quattro cavalli con sopra la statua d’un Faraone, il tutto di bronzo dorato, e si conosce dalle fratture de’sassi che vi si è usata violenza in levarlo. (...)

La véritable (et grande) entrée de la Grande Pyramide n’est-elle pas, comme on le croit, cachée sous le sable ?
Per ritrovar l’entrata nella Piramide, bisogna far levar la sabbia dal lato settentrionale di essa quasi nel mezo, perché è più verso Oriente che Occidente : questa porta è cosi bene intagliata in questo gran corpo che bisogna ammirar l’eccellenza dell’arte, sia per la compositura dell’arco, o delle pietre di esso, che sono grandissime, ma cosi bene aggiustate che formano assieme l’arco, e la volta fin dentro.
La pietra, che traversa di sopra, è lunga undeci piedi, e larga otto, e nondimeno la porta è si piccola che molti la giudicano finestra, atteso che del sicuro la Piramide è piu della metà sotto la sabbia, ond’e credibile vi fusse una porta più al basso, e più proportionata alla sua grandezza, il che ancor si argomenta dalla difficoltà dell’entrata, che riesce fastidiosa al maggior segno. (...)
Questa porta anticamente era si ben chiusa al di fuori, d’una pietra, che vi durava fatiga a riconoscer ove fusse, il che si argomenta dall’incastratura di essa, che se all’hora serviva di porta, non potea esser per altro che per far passare i morti, che si volean portare alla tomba di sopra, potendovi a fatiga passar il corpo.

Des pierres si bien assemblées qu’on voit à peine des joints
Quest’entrata è quadra, e sempre uguale, havendo tre piedi, e sei diti d’altezza, e tre piedi, e tre diti di larghezza, e questo corritore, o piutosto condotto, per esser molto pendente alla scesa, continua nella medema altezza, e larghezza per la calata d’un angolo di 60 scalini, longo 75 piedi, e cinque diti ; è composto di quattro ordini di pietre, l’un de’quali forma il pavimento, l’altro la volta, e l’altri due i due lati, e sono di pietre lunghissime più di 25 o 30 piedi, cosi bene unite che non si puo pensar d’avantaggio, penandosi a riconoscer le congiunture.
A capo di questo corritore vi è un luogo tutto ripieno di rovine, e pietre rotte, che serran le vie per le quali si andava in alcun camere, e non vi resta ch’un apertura rimpetto a quella, per la qual si è sceso, che vi conduce risalendo per un simil corridore, ch’è lungo cento undeci piedi, e per entrarvi vi è gran difficoltà ; poiché nel luogo ove la scesa si unisce a questa salita forma una schiena d’asino, sovra la quale è une grossa pietra, ch’è l’ultima dell’condotto, che gli sta sopra perpendicolare, fra le quale è la rena che vi cade dalla bocca dell’entrata, non vi lascia che un piede e mezo di luogo vacuo da passare, in modo che bisogna strascinarvisi, con il ventre affatto per terra, e i piedi alti (...).

À la jonction couloir ascendant/Grande Galerie
Pria di montar a questo luogo dal lato dritto si trova un pertugio come un fondo di sacco, e nel fine di esso una piccola loggia divisa in due andate, una di basso, et l’altra di sopra, che conduce ad un altra salita. Nell’entrar della prima v’è un pozzo (...) ; ella è tre piedi, e tre dita in quadro, e conduce in una camera non molto lontana, la dicui volta è a schiena d’asino, e più longa che larga, e ha sentore di sepoltura per la sua humidità, e non è riguardevole per cosa alcuna.
L’altra di sopra porta in un luogo dove si sale per pertugi fatti nel muro ; è longo questo luogo otto piedi, e largo sei, e 4 dita, e si monta l’altezza di 162 piedi havendo d’ambe le parti, piccoli mattonelli di pietra per appoggiarsi, e i pertugi sono d’un passo all’altro per mettervi i piedi, e salirvi.

La Chambre du Roi et sa “tombe” (mise en place avant la fin de la construction de la pyramide)
A capo di questa salita si trova una sala longa 32 piedi, alta 19 e larga 16, il di cui solaro è piano, e fatto di nove pietre, delle quali le sette di mezo sono larghe quattro, e longhe 16 piedi ; l’altre due delli capi non appariscon più larghe che due piedi ciascheduna, essendo coperto il resto dalle muraglie.
La tomba che doveva servir di sepolcro è in mezo di questa sala affatto vuota, e d’una sola pietra, o marmo tebaico duro al maggior segno, e suona percosso come una campana d’un suono chiaro e forte, che reca meraviglia. E tutta d’un pezzo, larga tre piedi e mezo, altre tanto o poco più alta, longa sette piedi, e due dita, e ne suoi labri hà cinque buoni diti di grossezza. Il color di questa pietra è misto d’oscuro, e rossiccio, che forma come un verde oscuro, macchiato a guisa del porfido, e quasi tutti quelli che vanno a vederla fanno ogni sforzo di romperne qualche poco, mà indarno, perche bisogna haver buone braccia e ferri ben a proposito per haverne un picciolo pezzo.
Questa tomba non hà alcun coperchio  nè altro ornamento, e è incastrata nel pavimento. I muri della sala sono ancor essi incrostati di pietra tebaica, ma non appariscon nè si fine, nè di si vago colore. Si crede communemente che questo sepolcro fusse fatto per il Rè Faraone, che si sommerse nel mar rosso, e che non fù mai sepolto alcun in esso.
Molti non possono intendere come sia stata posta questa tomba in questo luogo, poiché non vi è passo bastante per farvela entrare ; ma è probabile ch’essa vi fusse posta pria di serrar l’alto della Piramide, poiché una massa ti tanto peso non havria potuto passar per vie oblique, e anguste, oltre che, come ho detto, essa è incastrata nel pavimento.

Le puits, “selon l’opinon commune”, servait à l’aération ; mais pour certains, il conduisait à l’“Idole” (le Sphinx)
In quanto al pozzo, che habbiamo detto trovarsi nella prima loggia, è opinion comune che servisse per per aria e respiro dalla prima entrata, che si crede fusse più bassa, e và giù perpendicolarmente ; solo storce un poco quasi in forma d’un spiedo torto ; da alto a basso è 67 piedi. Vi è un apettura quadra, che dà entrata ad une grotta, che non è di pietra, ma di materia ben unita assieme, che và da Occidente ad Oriente. Quindeci piedi più basso, si trova un condotto intagliato estremamente pendivo, largo due piedi e mezo, e alto altretanto, cha và ancora più basso 128 piedi, essendo indi avanti riempito di sabbia e altre immonditie. (...)  Dicono alcuni che questo condotto serviva per andar all’Idolo dicui parleremo, e altri vogliono che servisse per tragettar corpi morti, che non par verisimile, sapendosi esser fatte le Piramidi per sepolcro solamente de’Ré, e anche per un solo piutosto che per molti. (...)

Quelle que soit sa fonction et bien qu’elle soit à moitié ensevelie sous le sable, l’“Idole” est une “belle oeuvre”
Attorno queste Piramidi si vedon rovine di edifitii quadri, che si stimano residui di tempi. Vicino alla seconda Piramide si vede un foro, che era in un tempio, e credono molti che di là si calasse per veder l’Idolo.
Questo Idolo è circa 300 passi lontano dalla Piramide grande, verso Sirocco, e è assai maltrattato, havendo il naso e il mento rotto, ma cio che resta è assai bello, scorgendosi in esso l’artificio di bravo sculptore. Sovra la testa hà un foro, o pertugio si grande che un huomo puo starvi in piedi senza esser veduto.
Chiamano gli Arabi questa gran testa Idolo Abou el Haram, cioe Padre delle colonne. Plinio lo chiama sfinge, e alcuni Greci hanno scritto che dentro vi era sepellito il Rè Amasi. Altri han detto che questa Sfinge  rendea risposta all’improviso de’dubbii, che se le proponeano, ma bisognava far la proposta nel punto del levar del Sole, ch’era l’hora nella quale i suoi Sacerdoti faceano i lor misterii, entrando in questa statua.
Rappresenta questa figura un volto di Donna, ch’e d’une estrema altezza, cioe di 26 piedi, e dall’orecchia al mento ve ne son quindeci, e cio nonostante tutte le proportioni vi sono ottimamente osservate.
Alcuni dicono che un Re d’Egitto facesse far questa statua in memoria di Rodope Corintia, di cui era amante ; comunque si sia è une bell’opera, e ancorche stia per la maggior parte sotto la sabbia, non resta di scoprirsi da lontano per una testa bella, e ben intesa, che da vicino sembra una grossa massa di dura pietra, non restandovi di fuori che la testa, il collo e un poco di spalle.
Vi è un altro forame vicino alla testa, che per esser chiuso dalla sabbia, non vi si puo intrare, ma la Sfinge non hà alcun pertugio nè alla bocca, nè al naso, nè altrove.”

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