mardi 23 novembre 2010

Plus que de la “vanité des rois”, les pyramides sont “l’oeuvre du peuple égyptien” (Giuseppe Forni - XIXe s.)

Giuseppe Forni était un chimiste milanais. Il résida en Égypte (Bedrashen, près du Caire), où il était le directeur d’une entreprise industrielle. Afin d’étudier la géologie de l’ensemble de la région, il entreprit, en 1819, un voyage qu’il relata dans Viaggio nell’Egitto e nell’Alta Nubia, édité en 1859.
Le texte qui suit est extrait du vol. 2 de cet ouvrage.


“Molte sono le Piramidi che l'Egitto racchiude ; le più importanti son quelle di Giseh e di Saccara : le masse di quelle di Giseh sono talmente colossali, che fuvvi chi pensò ch'esser non potevano opera dell' uomo. Tacendo di quest' assurda opinione , ricorderemo che v' ebbe grande controversia sulla destinazione delle Piramidi, mentre che alcuni opinarono fossero esse astronomici osservatori, e credevan trovare argomento in favore di siffatta opinione nell' esattezza con cui le loro quattro facce sono rivolte verso i quattro punti cardinali ; altri pensarono si fosser templi di particolar maniera, in cui i sacerdoti celassero ai profani i misteri più profondi delle loro iniziazioni. Uno scrittore pretese che la grande Piramide non altro fosse che un immenso serbatoio per le acque del Nilo. La più generale e più ragionevole ipotesi è quella che le suppone tombe : trovansi di vero in alcune dei sarcofagi, e del resto adottossi la forma piramidale perchè è la più solida ; esse per la più parte sono costrutte in pietra calcarea, talune anche in mattoni.

Si credette da taluno che gli Egizi avesser dovuto, per innalzare que' giganteschi edifici, possedere meccanici mezzi che a noi rimasero ignoti ; ma questo non è, mentre a forza di braccia e col numero degli operai vennero i Faraoni a capo dei loro disegni, costruendo quelle sterminate moli.

Quando si pensi all'origine delle Piramidi, ai modi oppressori che furono impiegati per erigere cotesti monumenti di lusso, non si può non provare un vivo sentimento d'orrore e di ribrezzo, che è ben giusto qualora sia vero quanto intorno ad esse, e segnatamente intorno a quella di Cheope (...).

L'epoca in che si costrusse la maggior parte delle Piramidi non è conosciuta, ma quella della grande, cioè di Cheope, appar tanto evidente, secondo il racconto d'Erodoto, che non la si può metter in dubbio. A detta di questo storico, il quale adduce tante e tali particolarità che n'è d'uopo crederlo istruttissimo, fu dessa da Cheope fatta costrurre, e quindi per l'ordine dei fatti risulta che tal Piramide venne innalzata verso gli anni 140 e 160 della fondazione del tempio di Salomone, vale a dire ottocencinquant' anni prima dell'era volgare. (...)

Nel discendere la Piramide, riflettendo a quanto avea veduto, le mie idee cominciavano un tal poco a smarrirsi : sentii dapprima alcun che di quella sorpresa che ci assale all' aspetto d'un luogo erto e d'una roccia minacciante ; in appresso pensai al genio dell' uomo, che fece dalle sue mani uscire tali montagne di pietra. Non altramente accade nel contemplare i capolavori dell'arte ; in sulle prime crediamo di vedere un grandioso spettacolo della natura, poi la riflessione ci conduce di subito all' ingegno inventivo dell'artista : così le Piramidi le quali a primo sguardo s'ammirano quasi un miracolo della Creazione, ci lasciano poi stupefatti qual portento dell'intelligenza di un popolo grande. (...)

La fitta oscurità, interrotta dal vacillante lume delle candele, rendeva maggiori gli stenti dello sdrucciolevol cammino, che, dopo aver disceso per buona pezza, montava rapido verso l'alto, divenendo tanto angusto che ne astrinse a progredire carpone : tanto era il disagio che io provavo, che la curiosità di vedere l'interno della Piramide mi aveva disingannato alquanto, e procedevo con affanno avvertendo ad ogni piè sospinto la triste verità, che noi sopportar non sappiamo il peso degli anni come i monumenti dell'Egitto. (...)

Dopo un' ora e più escimmo da quelle tetre dimore, e salutammo la luce del giorno con vivo entusiasmo ; ma tutti eravamo pallidi, stanchi e coperti di polve e con gli abiti mezzo lacerati, ed avemmo unanimi a confessare che la visita dell'interno della Piramide si è uno di quegli obblighi che si sono imposti i viaggiatori e da cui nessuno ardisce esentarsi, quantunque non ne valgano affatto la spesa e la fatica : eppure una delle prime domande che si rivolge a chi abbia visitato l’Egitto, ell' è pur questa : Siete stato nella grande Piramide ? Tenendo con altri discorso di ciò che di particolare avessimo colà dentro osservato, mi risposero non aver essi veduto nulla più di quanto si trova ne'libri d'altri viaggiatori : ed oggimai è gran tempo che d'ogni angolo d'Europa si viaggia in Egitto per vedere questa grande Piramide ; ognuno visitò que' sotterranei, ed è tra' viaggiatori quasi una novità il non averle vedute ; ad ogni modo non si fecero fin ad ora scoperte importanti. Mille tentativi, mille inutili sforzi furono intrapresi per iscandagliar l'abisso, detto il pozzo della Piramide, e per penetrare nelle parti più interne : la Commissione d'Egitto esattamente descrisse checchè in altri tempi si venne scoprendo, ma nulla più vi si aggiunse ; noi siamo tuttora oggidì alla camera del re ed a quella della regina, come i viaggiatori del secolo XVII.

A me non ispetta il produrre su questo veruna opinione ; ma riportandomi a tutte le descrizioni che ne vennero fatte, parmi che la principal sala della piramide di Cheope non possa venir oggi riguardata qual tomba di un Faraone. Quanto divario tra questa pretesa camera del re e la dorata sala delle tombe reali di Tebe ! Colà in tutte le gallerie, sopra ogni soffitto, si veggon rappresentati ora Osiride in atto di giudicare le umane generazioni, ora il dio Sole, qual simbolo della vita e della morte. Queste ed altrettali immagini non si trovan punto nella sala della grande Piramide, neppure negli androni che vi conducono ; nè in veruna parte di cotai monumento, dove si potè addentrarsi, furon veduti bassirilievi, pitture, iscrizioni di sorta, eccetto qualche geroglifico e lunga fila di nomi europei. Puossi egli credere inoltre che i re di Menfi avessero tutt' ad un tratto rinunciato all'uso di decorare lor estremo soggiorno e di circondarsi nella tomita de'simboli della religiosa loro credenza ? Possiamo noi ammettere che un Faraone si abbia eletto a sepolcro una stanza ignuda ed angusta, qual è quella di che or tiensi discorso, ed altresì che siensi giammai fatti passare i funerali per quegli stretti anditi pe'quali a'nostri giorni trascinansi i viaggiatori ? Mi si consenta pertanto, sino ad ulteriori scoperte, lo starmi nell'opinione d'Erodoto, il quale nella sua storia per due volte asserisce che la tomha di Cheope era nella roccia scavata e cinta dalle acque d'un canale, che è quanto dire ch'erasi eretta vicino alla Piramide e non nell'interno di essa.

Intanto che noi stavamo riposando, gettammo uno sguardo sulle pietre che ne attorniavano, e vedemmo ch' erano esse rivestite di nicchi e di erbe marine : ciò dimostra ch' erano un prodotto de' grandi rivolgimenti del globo ; hanno la maggior parte un enorme volume, e mal si crederebbe a fatica che le fossero un di trasportate dall'arabica giogaja posta di là dal Nilo, oppure dalle cave dell'Alto Egitto. Gli Arabi che sempre vi spiegano una meraviglia con altra, dicono che quel paese veniva un tempo abitato dai. giganti : dalle più autentiche tradizioni si ha che la piramide di Cheope avesse tutta la superficie ricoperta d'un liscio granito, e tale sussisteva peranco a'giorni di Abdallatif, che dice di averla veduta di geroglifici incisa.

Oggi più non rimangono che pietre, filari di pietre, o scaglioni ; ma sembra che tutti questi macigni abbiano ben poco sofferto l'oltraggio del tempo. Se si trovasse la Piramide nel clima nostro piovoso, la superficie ne avrebbe risentito senza dubbio l'influenza dell'atmosfera; ma protetta, com'è, dal sole d'Egitto, hanno le sue pietre conservato la forma e i primitivi colori. Dall'imo al sommo del monumento non un filo d'erba si vede, non una macchia, ne un segno di guasto : quell'ammasso di pietrame non conobbe l'umidità dissolvente della pioggia ne venne mai dalla folgore colpito ; solamente il Kamsin recò dintorno alla mole gigantesca i suoi cumuli vorticosi di sabbia.

Codesta Piramide venne aperta, son oltre duemil' anni, da parecchi Arabi che si credevano potervi scoprire tesori. Coloro che cercano oro hanno un motivo più sentito di chi non altro cerca se non lumi e schiarimenti : le fatiche che essi dovettero sostenere onde penetrar nell'interno sono incredibili; non hanvi al mondo fortezze che più vivamente delle Piramidi sieno state prese d'assalto, e si stupisce di due cose : che non siansi affatto distrutte, e che l'interno loro sia sempre rimasto un arcano.

Gli eruditi non sono d' accordo sull'eta della piramide di Cheope; tuttavia si conviene nel dire che essa risale all'epoche più rimote e che esisteva fin dal tempo di Salomone. (...)

Gli scrittori antichi assicurano concordemente che questi due monumenti [Cheope e Cephren] sono stati eretti per sepoltura dei due fratelli Cheope e Cephren, re dell'Egitto, e veggonsi circondati da altre Piramidi. Noi teniamo intanto l'opinione dei dotti, che gli Egiziani erigendo queste Piramidi enormi ebbero tutta la cura di costruirne le due parti principali per modo da farle corrispondere naturalmente all'est e all'ovest ; e del rimanente, la loro inclinazione è tale che il lato di nord trovasi rischiarato all' epoca dei solstizi : questo è tutto quello che le Piramidi presentano d'astronomico ; pur nondimeno è certo che gli Egizi univano l' astronomia alle lor pratiche religiose, come si è veduto in alcuni zodiaci, non solamente ne'templi, sibbene ancor nelle tombe. (...)

S’egli è vero, com' ei si narra, che le Piramidi furon opera della vanità dei re, conviene pur dire che una tale vanità s'illuse a partito nelle sue speranze, mentre la maggior parte delle Piramidi non reca il nome di chi le fece costrurre, e tra i fondatori di questi miracoli d'arte appena tre o quattro vengono dalla storia citati : nè solamente s'ignora il nome dei re che le fecero fabbricare, ma l' antica storia si tace pur anco sulla generazione e sul secolo che vide innalzarle ; una sola notizia è rimasta, ed è che le Piramidi son opera del popolo egizio.”

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