jeudi 24 mars 2011

Les pyramides ne furent pas édifiées selon un plan préconçu” (Giulio Re, XIXe s.)

Le texte choisi pour cette note est extrait de la revue italienne Museo scientifico, letterario ed artistico, 1847.
Son auteur - Giulio Re - y développe la technique bien connue de l’accroissement progressif d’une pyramide (“accrétion”), sur la base du principe que les Égyptiens exprimaient, dans un tel édifice, l’idée de l’infini.
Sauf erreur d’interprétation de ma part, je discerne une certaine contradiction dans les propos de l’auteur : le mode de construction “de haut en bas”, tel qu’il le décrit, convient (conviendrait) pour un premier état de la pyramide. Mais, en partant du principe qu’une pyramide n’est jamais terminée, si l’on prévoit de l’augmenter en volume et en hauteur, cette technique n’est plus valable, et il faut bien alors construire “de bas en haut”, autrement dit en se servant des gradins déjà existants comme d’un escalier.
Pour guider la lecture, j’ai introduit des intertitres par lesquels je mets en avant les idées principales de l’auteur.

Auteur inconnu, sans date

“Importa anzi tutto di premettere che le piramidi non furono edificate secondo un disegno preconcepito, cioè non furono ideate di quella mole che quindi ebbero, ma, meno grandi da prima, furono ingrossate vieppiù nel decorso degli anni, coll'aumentare l'antica mole o nucleo d'un nuovo involucro o rivestitura ; e crebbero esse per l'arte umana a un dipresso come fanno le piante per opera della natura, le quali ingrossano fasciandosi ogni anno di novelli strati, e s'innalzano con una nuova messa.

Pour donner plus de hauteur et de volume à une pyramide, il suffisait de lui ajouter un nouveau revêtement
Le piramidi non hanno le loro falde piane, ma a spalli o a scaglioni, nè la cima aguzza, ma smozzata in un piano orizzontale. Onde ne segue, che per elevare ed ingrossare le piramidi bastava rinvestirle di nuovo, e per rinvestirle bastava coprire gli antichi scaglioni di nuovi sovrapponendone altri ad altri.
I massi adoperati nell'edificazione delle piramidi erano tagliati in altezza e larghezza regolari ed uniformi, benché colla lunghezza degli scaglioni dovesse variare anche quella dei macigni adoperati a formarli, quando il diverso loro numero non bastasse a mantenere la regolarità della forma piramidale, la quale ha le falde pendenti in dentro e stringentisi verso la cima.
Ogni lato di una piramide rende l'imagine di una scala che vada più e più, e regolarmente, scemando verso il sommo e fatta a scalini senza sporto o ugnatura (...).
L'altezza presente potrebbe considerarsi come il nucleo di una piramide senza limiti più alta e più grande, finché si venisse a quella altezza e grandezza a cui si opponesse una legge stessa della natura. Imperciocché nello stato loro attuale è ben possibile d'ingrossarle illimitatamente e col pensiero e coll'opera ; poiché ingrossarle vuol dire rivestirle di nuovo, e una nuova rivestitura e una terza ed una quarta sono possibili, nè alcuno potrebbe ancora fissarne il numero.

Les pyramides, telles que nous les voyons actuellement, ne sont pas terminées
Onde possiamo inferire che le piramidi, come ora si contemplano, non sono ancora a quel termine, benché grosse e smisurate, al quale volevano forse recarle i costruttori; ed è lecito credere che o intendessero di ingrossarle, rivestendole ancora, o pretendessero in quelle sbardellate moli dare un'idea della loro potente grandezza, ed in quella forma regolare pur sempre e perfetta, ma non compiuta mai, e incapace di limiti estremi, imprimere l'idea dell'infinito. Imperciocché a voler finire le piramidi non restava loro altro che a rovesciare sovra ogni scaglione un prisma triangolare, e sulla cima ottusa, considerata per base, erigere una nuova piramide terminante in punta.

Construire les pyramides “de haut en bas” devait être plus commode et plus rapide
Ciò premesso, io affermo che rivestire le piramidi, incominciando dall'alto, era, e doveva essere più comodo e spedito, per fare sparagno di tempo ed economia di forze ; due scopi codesti, che gli uomini hanno sempre dovuto avere per mira. E soggiungo che, incominciando a fabbricar dalla base, ogni masso doveva percorrere una più lunga via, non bastando di sollevarli, ma dovendo ad ogni scaglione far loro percorrere un tratto di spazio con molo di traslazione o di trasposizione, che vogliamo chiamarlo ; il che non poteva essere senza dispendio di forze e gìtto di tempo.
Di fatto per fabbricare dal basso dovremmo incominciare dall'allargare la base della piramide (chiamo qui base il primo scaglione che poggia sul suolo) ponendo contro al primo un nuovo scalino (concedetemi che cosi li chiami) ed allora avremmo un primo scalino largo il doppio, e di tanto solo più lungo, quanto sia necessario, perchè s'incontri con quelli che corrispondono ai due lati attigui della piramide.


Détails de la construction “de haut en bas”, vue d’un côté de la pyramide
Per più chiarezza descrivo qui un lato di piramide di cinque scalini visto di profilo. (...) Ivi vedete il nuovo masso x aderente allo scalino a di modo che il piano orizzontale a-c è il doppio lungo di b-c. Ciò fatto sollevereste nuovi massi da allogare in 1 sulla lunghezza del primo antico scalino A ; ma per porli al loro giusto sito bisognerà che con nuovi argani e più tempo e fatica gli trasportiate dall'orlo del nuovo scalino x sul quale gli avete sollevati, fin contro alla faccia verticale del secondo ; ed è questo quel movimento che io ho chiamato di traslazione. Ciò fatto voi avrete il primo scalino x di giusta larghezza e il secondo di doppia, essendo p-r doppio di q-r. Seguitiamo avanti a fabbricare ed alzeremo nuovi massi sullo scalino x, indi sullo scalino 1, ma poi dovremo, come pur dianzi, trasportarli dall'orlo N° 1 fin sopra al B al N° 2 contro alla faccia verticale del C; e cosi via via fino all'ultimo masso m, che, sollevato con macchine in n al N° 4, dovremo con altre macchine trasportare al N. 5 in E.

Selon le principe de la construction “de bas en haut”, le parcours de chaque bloc est plus long d’un 1/5e
Dunque incominciando a fabbricare dappie della piramide, ogni masso dovrà percorrere una via più lunga d'un quinto, e dovrà prima essere alzato e poi trasposto con somma perdita di tempo e di fatica immensa.
Ma se si costruisce dall'alto al basso venendo di su in giù, la faccenda procede ben altrimenti. Chè sollevando i primi massi di scalino in scalino da A fino ad E al N° 5, non avete a smuoverli mai per farli scorrere sovra lo stesso piano ; imperciocchè come appena saranno sollevati già saranno collocati nel giusto loro sito, ed avranno corso una via d'un sesto più breve che se aveste incominciato a fabbricare dal basso all'alto. Ed i secondi massi andrete subito ad allogarli in D, e i terzi in C, e i quarti in B, e i quinti in A finchè terminerete con collocare, allargando la base, un nuovo masso x appie della piramide.
Facendo dunque ragione della forma delle piramidi, è evidente che in quanto a possibilità era lo stesso edificare di basso in alto, o d'alto in basso; ma in quanto a facilità di operazione e d'economia di tempo era assai più conveniente e comodo fabbricare d'alto in basso, che di basso in alto.

La construction “de haut en bas” présuppose évidemment (!) que les blocs doivent être soulevés du sol jusqu’à leur emplacement définitif, à l’aide d’un moyen technique (échelle, chèvre...).
Ben intesi che fabbricare qui è preso nel suo giusto significato di collocare a loro sito le pietre ; imperocchè, se per fabbricare dall'alto al basso, non si fossero dovuto sollevare le pietre da terra, sarebbe bisognato o tener sospese le prime in aria, od aspettare che fossero piovute dal cielo, due cose che per la loro assurdità hanno destato in molti ammirazione e quasi stupore, ed eccitato in molti altri le più grasse risa.
Nè è a dire che nella rivestitura delle piramidi si avesse bisogno di scale, o capre, o ponti, chè gli scaglioni stessi bastavano ad ogni uopo. (...)

On ne peut penser que soit disparu un quelconque ultime revêtement des pyramides, car celles-ci ne sont pas des oeuvres terminées. Telles qu’elles sont, en forme d’escalier montant de plus en plus haut, elles donnent l’idée de la grandeur éternelle et infinie du vrai.
Né è da pensare che sia sparita quell'estrema rivestitura che gli antichi avessero data alle loro piramidi. Torno a dirlo : le piramidi non sono opere terminate, nè io crederò mai che potesse il popolo Egiziano persuadersi di doverne appianare le falde ed aguzzare la cima. Sono opere che hanno in se stesse l'idea della potente grandezza e dell'infinito.(...) E quell'eterna ed infinita grandezza del vero gli Egiziani impressero nelle loro piramidi, le quali erano dagli antichi riguardate appunto siccome l'emblema della sapienza ; poichè da un punto solo alto e culminante, indizio e segno di un solo, semplice e spiritualissimo principio delle cose, che è Dio, dipendono in falde più e più dilatantisi verso terra le scienze. Beato chi possa salire sovra quella cima di scaglione in scaglione ! La cura che essi ponevano nel rivestire e chiudere in molte invoglie per conservare incorrotte le reliquie della morte, è una conseguenza dello stesso principio.
Onde io stimo che la forma delle loro piramidi, capace di ogni maggiore incremento, doveva appunto bene rappresentare e la grandezza a cui gli Egiziani sentivano di essere giunti, e significare l'eterna e l'infinita grandezza del vero, che essi furono i primi ad onorare colle scienze e colle arti.”

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