jeudi 21 janvier 2010

Selon Gian Lodovico Bianconi (XVIIIe s.), les pyramides de Guizeh ont vraisemblablement été taillées à même le rocher, avec quelques modifications apportées par l'art

Ce portrait de Gian Lodovico Bianconi est reproduit ici avec l'aimable autorisation
de la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio de Bologne (Italie)
© Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna
Le médecin et érudit bolognais Gian Lodovico Bianconi (1717-1781) fut appelé, en 1744, par le prince évêque d'Augsbourg, Joseph d'Hesse-Darmstadt,  pour être son médecin personnel. En 1764, il revint à Rome où il s'établit, avec la charge honorifique de ministre de Saxe près le Saint-Siège.
Dans ses Oeuvres (Opere del consigliere Gian Lodovico Bianconi bolognese, vol. 4, 1802), il manifestait son intérêt pour les pyramides d'Égypte et tout particulièrement pour certaines théories relatives à leur construction.
Des extraits ci-dessous, je propose le résumé suivant :

 
- Les pyramides d'Égypte ont été souvent visitées et décrites, mais elles offrent toujours matière à réflexion.
- Il est plus "naturel" et plus simple de les considérer comme des tombeaux.
- Par contre, la manière dont elles ont été construites reste un problème, en dépit des très nombreuses explications qui ont tenté de le résoudre.
- Après avoir rappelé sommairement les théories d'Hérodote, de De Maillet ("l'idée la plus simple" du mécanisme ayant été utilisé pour élever les pyramides), de Greaves ("une ouverture horizontale par laquelle étaient introduits les blocs de pierre"), de Goguet (qui a donné une image de la machine d'Hérodote avec ce qui ressemble à une "grue"), de Pownall ("une machine dont le principal instrument est le coin qui sert à soulever les blocs de pierre pour les introduire dans une espèce de spirale, laquelle sert à faciliter leur avancement") (1), l'auteur met en relief les théories de Diodore de Sicile et de Pline qu'il explique en ces termes :"Diodore et Pline ont indiqué une manière différente de soulever ces blocs de pierre. On construisait, selon eux, des 'escarpements' (2) semblables à ceux des forteresses, sur lesquels on traînait les pierres à la force du bras et avec l'aide de quelque instrument. Quel immense travail que de construire ces escarpements ! Mais on peut répondre que la difficulté d'exécuter un tel travail n'était pas, en ces temps-là, un obstacle, comme nous pourrions le supposer. Tous les secours nécessaires ne dépendaient que d'un signe des souverains tout-puissants qui s'étaient engagés à la construction de tels monuments."
Gian Lodovico Bianconi développe enfin quelque peu les "très belles réflexions" d'un certain Meister (3) qui reprend à son compte les précédentes théories d'Hérodote et de Diodore de Sicile. "Son principal souci, précise Bianconi, est de concilier les sentiments (sic) des Anciens avec ceux des Modernes. Il combine et réunit tout ce qui, dans les exposés d'Hérodote et de Diodore, avait de compatible avec les machines imaginées par les auteurs modernes. Il adopte en particulier l'idée des 'escarpements' ; mais il les transforme habilement en chemins tels que ceux qui sont taillés dans le vif des montagnes et forment des spirales tournant tout autour. (...) Avec ce système, il rend facilement raison du mécanisme difficile nécessaire à ces constructions, sans avoir besoin de recourir à des instruments très compliqués. À cette opinion de Meister, on peut en ajouter une autre qui n'existe dans aucun ouvrage. Peut-être les pyramides étaient-elles, tout comme le Sphinx et la statue colossale de Memnon, des tours taillées à même le rocher : elles étaient ainsi laissées sur le lieu même où les avait placées la nature, avec les modifications apportées par l'art. Cette conjecture, par rapport à la seconde pyramide d'Égypte, est suffisamment sûre, même si actuellement l'on voit que l'espace libre, qui entoure la pyramide de trois côtés, est l'œuvre de l'art. D'autre part, cette opinion peut rencontrer de très grandes difficultés, eu égard notamment à l'incrustation interne de blocs de marbre d'une grosseur prodigieuse. En outre, elle n'explique pas la construction des pyramides fabriquées avec de l'argile et du ciment, dont l'une est assurément aussi grande que celles construites en pierre. Il semble donc que, parmi tous les systèmes possibles, on puisse absolument donner l'avantage à celui de M. Meister, lequel fait certes appel à des forces supérieures à celles que nous pouvons imaginer, mais cela ne peut sembler extraordinaire à quiconque connaît les forces de ces temps-là durent lesquels ont été élevés les monuments de Babylone, les pyramides d'Égypte et [le monument mégalithique de] Stonehenge en Écosse." (4)

Extraits du texte original en italien :

Le Piramidi di Egitto, eccettuati alcuni pochi monumenti del Nord, sono le opere dell' arte umana le più vaste, le più considerabili, e le più sorprendenti. Elleno sono state sovente visitate, e descritte, ma offrono sempre nuova materia di riflessione. Sepolture, monumenti, tempi, abitazioni, geroglifici, magazzeni, tesori, osservatoi, gnomoni, fortezze, argini ; tutti questi usi i viaggiatori, e gli antiquari hanno assegnati a cedeste moli immense. Gli antichi scrittori tutti sonosi fermati nella prima di queste idee, eglino hanno considerato le Piramidi come altrettante tombe dei Faraoni, e questo sentimento è stato adottatoi dagli Arabi ; ed in fatti oltre essere il più naturale, è anche meno esposto alle difficoltà. Non s'incontrano minori ostacoli nel fissare la maniera, onde queste Piramidi sono state costruite. Sono elleno di una estensione così vasta, di un' altezza cosi straordinaria, che la immaginazione nostra difficilmente può concepire quello, che seppero quegli antichi eseguire. Come si sono potute caricare masse di pietre cosi enormi, come elevarle a tanta altezza, alla quale innalzansi questi monumenti della grandezza Egiziana ? Questo è un problema, che si presenta alla prima a chiunque abbia gettato uno sguardo fuggitivo su queste piramidi. Moltissime sono state le spiegazioni di questo straordinario fenomeno dell' arte.
Il console Maillet nella sua descrizione dell' Egitto, in cui ha procurato di mettere in ordine tutti i racconti arabici su questo soggetto, e di formarne un sistema, ha somministrata la idea più semplice del meccanismo, con cui si sono potuti inalzare questi monumenti. Pretende egli che la faccia esterna delle piramidi non fu fabbricata, come costumasi nelle piramidi moderne, soprapponendo gradatamente un suolo all' altro, quasi in forma di scala, ma bensì fu immediatamente inalzata in linea diritta dal suolo sino alla sommità, e che in seguito le pietre interne sono state applicate lateralmente, e per sbieco, onde si è potuto facilmente spingere quelle che andavano situate in alto.
Il Greaves nella sua Piramìdografia ha tenuta una diversa opinione. Questo Antiquario è d'idea che durante la costruzione delle piramidi mantenevasi una apertura orizzontale, nella quale introducevansi le pietre, come si fa dei pezzi di marmo nel lavoro delle miniere ; quindi per mezzo di carmecole, di cunei, e di leve spingevansi le pietre introdotte verso quelle parti, alle quali erano destinate. In questa operazione non si ritrova impossibilità assoluta ; forse anco quegli antichi avevano bastante cognizione della Meccanica pratica per esagiuria. Ma una difficoltà non si può spiegare in questo sistema. Imperciocchè, fabbricata la piramide, come si sarebbe potuta colmare l'apertura, e fare sparire tutti i segni di questa operazione, che non sonosi ritrovati in alcuno di questi edifizi ?
Queste sono le opinioni dei moderni Antiquari, i quali hanno parlato in seguito dei loro sistemi. Ma Erodoto, Diodoro e Plinio, i quali erano forse più in grado di sapere la verità, hanno date idee diverse di questa operazione, quantunque neppure essi siano di accordo. Erodoto è quello che racconta essere state le piramidi fabbricate a gradi, e che per inalzare le pietre servironsi gli Egiziani di macchine, delle quali non ne dice nè come fossero costruite, nè se fossero fissate a ciascun grado, oppure si trasportassero da uno all' altro.
Il sig. Goguet, nel celebre Trattato della orìgine delle Scienze e delle Arti, ha procurato d'immaginare queste macchine, e di darne la figura, che rassomiglia a quella macchina  che chiamasi Grue .
Il sig. Pownall in una dotta sua Dissertazione sopra un Monumento sepolcrale d'Irlanda assai simile alle Piramidi di Egitto ha proposto un' altra macchina, il principale istrumento della quale è il Cuneo, che serve a sollevare le pietre per gettarle in seguito in una specie di spirale, che serve a facilitarne l'avanzamento.
Diodoro e Plinio hanno indicata una maniera differente, con cui si sono potute sollevare queste moli. Si facevano, secondo essi, delle Scarpe simili a quelle delle Fortezze, e si conducevano sopra a queste le pietre a forza di braccia, o con l'ajuto di qualche strumento. Quale immenso lavoro per fabbricare queste Scarpe !  Ma si può rispondere che la difficoltà della esecuzione non era in quei tempi un ostacolo, come noi ce lo supponiamo. Tutti i soccorsi necessari non dipendevano che dal cenno di quei Sovrani potentissimi, i quali erano impegnati nella costruzione di questi monumenti.
Queste sono state le opinioni principali dei moderni e degli antichi. Il sig. Meister in una memoria letta ultimamente in una Assemblea della Società Reale delle Scienze di Gottinga, la quale non ha veduta la luce, propone molte sue bellissime riflessioni sopra questo argomento. La sua principale cura è di conciliare i sentimenti degli antichi con quei dei moderni. Combina egli, e riunisce tutto ciò che nelle esposizioni di Erodoto e di Diodoro avvi di compatibile con le macchine immaginate dai moderni. Egli adotta in particolare la idea delle Scarpe ; ma avvedutamente le cangia in Istrade simili a quelle intagliate sul vivo delle montagne, le quali a forma di spirale vanno girando intorno. E per dare all' aggetto dei gradi e di queste strade spirali la convenevole larghezza, suppone che molte nel medesimo sito venivano a terminare e riunivansi nei luoghi, nei quali dovevano passare le più grosse pietre. Con questo sistema rende facilmente ragione di tutto il difficile meccanismo di queste fabbriche senza avere bisogno di ricorrere ad istrumenti gran fatto complicati.
A questa opinione del signor Meister se ne può aggiungere anche un' altra, che non esiste in alcuna opera. Forse le Piramidi egualmente che la Sfinge, e la Statua immensa di Memnone erano delle Torri tagliate nello scoglio vivo, le quali lasciavansi nel luogo medesimo, ove aveale poste la natura con le modificazioni aggiunte dall' arte. Questa congettura, riguardo alla seconda Piramide di Egitto, è bastantemente sicura ; anche al presente si vede che lo spazio libero, che dai tre lati la circonda, è opera dell' arte. D'altra parte ancora questa opinione può incontrare difficoltà gravissime per riguardo particolarmente alla incrostazione interna dei marmi di grandezza prodigiosa ; e poi con essa non si spiega la costruzione delle piramidi fabbricate di creta, e di cementi, delle quali una sicuramente egualmente grande, che quelle di pietra, ne esiste. Pare adunque, che si possa assolutamente tra tutti i sistemi possibili dare il vanto a quello del sig. Meister, il quale, quantunque richieda forze superiori a quelle che noi possiamo immaginare non può sembrare straordinario a chi conosca le forze di quei tempi, nei quali sonosi inalzati i monumenti di Babilonia, le Piramidi dell' Egitto e lo Stone-Henghe di Scozia.

Notes de lecture
(1) Pownall, dixit Bianconi, a proposé l'utilisation de cette machine pour l'édification d'un monument funéraire en Irlande, semblable aux pyramides d'Égypte. Je n'ai, jusqu'à présent, trouvé aucune information précise sur cet auteur. Je suis évidemment preneur de toute aide pouvant éclairer ma recherche.
(2) L'auteur utilise ici le mot scarpe, terme architectural signifiant les murs inclinés d'un donjon ou d'une muraille protégeant un château fort. Appliqué aux pyramides, ce terme devient ce que l'on a appelé le plan invliné. (voir illustration ci-dessous)
(3) Une fois encore, mes recherches ont été jusqu'ici infructueuses concernant cet auteur. Il est vrai, précise Bianconi, que l'on doit à ce dernier un mémoire lu lors d'une assemblée de la Société royale des Sciences de Göttingen, mais n'ayant pas été publié par la suite.
(4) Erreur évidente de l'auteur : Stonehenge est dans le comté du Wiltshire (sud de l'Angleterre).

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